Come si stanno evolvendo le case anziani? Come si può elaborare al meglio il concetto di intergenerazionalità? Quali sono i reali bisogni dell’anziano oggi e come si integrano al meglio nella nostra società? Sono domande al centro di un tema attualissimo affrontate nel corso di un convegno sul tema delle nuove case intergenerazionali. L’iniziativa promossa dalla Fondazione Casa San Rocco, in collaborazione con ERS MB e con i Comuni di Coldrerio e Vacallo.

Stefano Rizzi, direttore della divisione economia del Dipartimento finanza e economia del Cantone, ha sottolineato l’importanza dei cambiamenti demografici che ci aspettano in un prossimo futuro e ha evidenziato il ruolo della tecnologia nella ricerca di soluzioni che permettano di generare un benessere diffuso, in grado di coinvolgere tutte le generazioni. Al rappresentante del DFE ha fatto seguito l’intervento del direttore del Dipartimento della Sanità e della socialità Paolo Beltraminelli, che ha parlato di una vera e propria rivoluzione nella gestione del tema dell’anziano che deve essere visto, in questo nuovo modello di società, «come una risorsa più che come un problema da gestire».

Un approccio intorno a cui bisogna lavorare anche a livello di infrastrutture e servizi, quali la permanenza presso il proprio domicilio con l’adeguato supporto, il trasferimento negli appartamenti a misura di anziano che stanno integrando sempre più servizi in grado di rispondere a nuovi bisogni e infine la residenza in casa per anziani basate su questo nuovo concetto di strutture in grado di soddisfare, oltre alle necessità dei residenti anche i bisogni di più fasce di popolazione.

L’anziano come “risorsa” diventa però prezioso proprio in un ambito di intergenerazionalità, come ha sottolineato Jenny Assi, docente e ricercatrice della SUPSI, che ha parlato dell’importanza di rafforzare il legame tra tutte le generazioni. L’intergenerazionalità deve generare dialogo, partecipazione e inclusione sociale e promuovere un utilizzo ottimale delle risorse (risorse economiche, spazi, messa in rete dei servizi, valorizzazione del volontariato): un progetto realizzabile solo grazie allo “stakeholder engagement” (trad. coinvolgimento dei portatori di interesse), che implica l’identificazione dei bisogni e delle potenzialità di ogni categoria di persone che hanno un legame con le case anziani, attraverso un processo di ascolto e di co-creazione.

Entrando nel concreto, il direttore della Fondazione Casa San Rocco, John Gaffuri ha quindi spiegato nel dettaglio le caratteristiche di questo nuovo concetto di residenza e di cura, descrivendo alcune delle esperienze già realizzate con successo nella sede di Morbio: dalla panetteria pasticceria Allegra, allo spazio dedicato al pre asilo, all’apertura dei servizi di parrucchiere ed estetista ai clienti esterni, all’organizzazione di mostre d’arte, all’allestimento di una sala di informatica. Tutto questo non è però solo per creare spazi di convivenza, ma anche per favorire il dialogo, da un lato quale bagaglio di esperienza di vita e conoscenze, dall’altro anche perché soprattutto tra gli anziani “giovani” questi sono ancora in grado di dare un importante contributo in ambito di volontariato, come molti già fanno.

È nel Mendrisiotto il primo esempio di integrazione in una casa anziani di disabili che hanno raggiunto l’età avanzata. Un modello che il Cantone vorrebbe replicare anche in altre realtà e a cui la Casa San Rocco fa da apripista grazie alla collaborazione instauratasi con la Fondazione Diamante.

Il progetto è partito un anno fa per rispondere ad un bisogno sociale, ossia l’inserimento di persone anziani disabili che generalmente, ove possibile, vengono prese a carico sempre nelle stesse strutture, ma senza uno specifico accompagnamento. Tutto è nato dall’impulso della Fondazione Diamante che, come ha raccontato la presidente Maria-Luisa Polli, constatando che circa un quarto della propria utenza avesse ormai raggiunto l’età avanzata e che queste persone necessitassero di altri ritmi rispetto a quelli dei foyer della Fondazione (ambienti famigliari ma con un utenza e risorse più limitate rispetto ad una casa anziani), ha preso contatto con la San Rocco per sondare la possibilità di sviluppare un progetto “interistituzionale e interdisciplinare”, finalizzato a garantire risposte all’invecchiamento il più possibile individualizzate e confacenti alle autonomie degli utenti con handicap mentale o psichico di qualsiasi entità.

Con la casa anziani è stata quindi formata un’équipe interdisciplinare per incontrarsi e discutere delle competenze necessarie, ma anche sulla stessa visione della presa in carico della persona. La risposta è stata questo nuovo progetto che, in modo molto pragmatico, ma graduale, ha portato all’inserimento di tre persone – una quarta in arrivo – nella struttura, insieme a due nuove educatrici che si dedicano ai nuovi ospiti, il cui numero dovrebbe crescere nel tempo. Di questa novità ne giovano sia gli anziani disabili che l’utenza già inserita nella Casa San Rocco, la quale è ormai diventata uno dei luoghi di aggregazione del paese, essendo situata in una posizione centrale e aperta alla

«Questo primo progetto non sarà sicuramente l’ultimo», ha detto il rappresentante del Dipartimento della sanità e della socialità del Cantone Christian Grassi che ha voluto sottolineare la facilità con cui si è giunti al risultato odierno, dettata dalla professionalità e dalle competenze di esperti del settore delle due Fondazioni, capaci di dialogare tra loro.

(Giornale del Popolo)