«Era solo la voglia di fare una cosa leggera. Quando fai qualcosa non stai a pensare a cosa ci sia dietro». Così Carlo Conti ha replicato alle critiche allo spot del Festival con i feti nei pancioni di tre mamme che cantano Non ho l’età della Cinquetti secondo lo slogan “Tutti cantano Sanremo”. Conti ha parlato di leggerezza che però spesso capita venga «fraintesa o strumentalizzata», e invece negli spot «c’e’ solo la serenita’ di fare qualcosa di leggero, e l’idea delle mamme mi è parsa delicata, dolce». E l’idea dell’ecografia gli è venuta perché «è stata la cosa che più mi ha emozionato, quando ho visto quella di mio figlio Matteo. È una immagine che ha rappresentato la gioia della vita».

L’idea non è nuovissima. Quasi vent’anni fa, nel 1998, i Massive Attack per il brano Teardrop realizzarono un video con protagonista un feto (e vinsero un Brit Award, l’Oscar inglese della musica). Nel 2010, lo spot di un’acqua minerale faceva cantare e ballare un feto nella pancia della mamma, mentre nell’inverno 2015 uno studio scientifico (con relativo video che ha fatto il giro del web e dei social) ha dimostrato che, se sente la musica, «un feto si muove e apre la bocca come se cantasse e ballasse».

Niente di nuovo, quindi. Ma ciò è bastato a fare sì che sul profilo Facebook di Sanremo nel giro di pochi minuti gli utenti si scatenassero con un numero di stroncature e di offese tali da far riflettere. Al punto che il sito di Famiglia Cristiana ha scritto «che questo spot ridicolizza la vita, trasformando i feti in bambolotti che cantano». Perché l’idea, pur non nuova, poteva funzionare. Divertire e al tempo stesso celebrare una delle cose più belle del mondo. Ma realizzata così è destinata solo a scatenare polemiche.

A pensar male, come si usa dire, si fa peccato. Ma non possiamo dimenticarci che, ormai da tempo, il Festival della canzone italiana si «diverte» a mischiare le carte, utilizzando sul palco, ma anche fuori, artisti o situazioni che fanno discutere, così da attirare l’attenzione sulla manifestazione e aumentare l’audience. Non a caso, pochi giorni dopo l’annuncio che il cantante Tiziano Ferro è in America «perché voglio un figlio, e lo voglio anche da solo», il Festival ha annunciato che sarà ospite al prossimo Sanremo.

È vero che i social sono spesso il luogo dell’esagerazione, dell’invettiva e dell’odio verbale, ma stavolta viene il sospetto che siano stati usati per creare attenzione sul Festival. Per muovere le acque. Ecco: se c’è una cosa che sui social appare ogni giorno più fastidiosa è constatare come anche chi produce contenuti provi spesso a buttare là le proprie iniziative per vedere che effetto fanno. Per scatenare dibattiti, risse e polemiche, che sembrano sempre di più pietre d’inciampo alle nostre vite digitali e non solo a quelle.

(Avvenire)