L’inviata del Corriere della Sera, Monica Ricci Sargentini, racconta il suo viaggio in California, paradiso occidentale della maternità surrogata.
La coordinatrice dei pazienti della Santa Monica Fertility Clinic Julie Webb sorride ripetendo che «tutto andrà bene, che penseranno loro a ogni dettaglio, dal prelievo dell’ovulo della donatrice al trasferimento dell’embrione nell’utero della portatrice, addirittura che avrebbe provveduto lei stessa a prelevare il neonato insieme all’avvocato qualora non fossi stata presente il giorno del parto. Poi scorriamo i profili delle donatrici di ovuli. Riesco anche a dare una sbirciata a quello delle madri surrogate, che porteranno il bambino in pancia per nove mesi». Le donne in catalogo sono bionde, more, ricce, lisce, bianche, nere, asiatiche: per ogni donatrice è elencata altezza, peso, scuole frequentate, hobby. Quanto alla portatrice, scrupolosamente selezionata, «mi viene ribadito continuamente che “la madre sei tu, lei non ha alcun diritto, si fa un contratto con l’avvocato, si va dal giudice a fare un atto di prenascita, decidi tutto tu”. Anche se farla abortire. Anche cosa deve mangiare. Anche se la preferisco ansiosa o posata. Molti, racconta Webb, scelgono una lesbica, così che non abbia rapporti sessuali con penetrazione durante l’attesa. O una portatrice che ha già fatto la surrogata, “solo che qui si sale di prezzo”, mi spiega indicando le donne “premium” sul catalogo. Io ascolto basita».
I costi: quasi 40 mila dollari per la donazione degli ovuli e 135 mila per la surrogata. Di questi, circa 40 mila dollari vanno direttamente nelle tasche della portatrice che percepisce un compenso per ogni singolo esame, visita medica, i viaggi, i vestiti, e un extra budget mensile. «Come si fa a non chiamarla compravendita? C’è un contratto, un pagamento. E c’è un mercato: il 50 per cento della clientela proviene dall’estero. Ed è facile immaginare le proporzioni di un business che ha ramificazioni in altri paesi e di cui beneficiano agenzie, cliniche, assicurazioni, medici, avvocati, oltre ovviamente le madri surrogate».
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