Il 14 giungo 2015 il popolo svizzero ha accettato a grande maggioranza la modifica di legge che autorizza la diagnosi preimpianto (DPI) un processo diagnostico che, come si legge sul testo dell’ufficio federale della sanità pubblica “prevede l’analisi degli embrioni dal profilo genetico. Deve essere effettuata nei primi giorni dopo la fecondazione ed è possibile solo se questa è eseguita all’esterno dell’organismo femminile e in un laboratorio medico (nel quadro di una fecondazione in vitro, FIV). L’obiettivo della DPI consiste nel selezionare gli embrioni privi di predisposizioni genetiche ereditate dai genitori per determinate malattie gravi o di caratteristiche particolari che potrebbero impedire di portare a termine una gravidanza”.
Un referendum contro questa legge è stato però inoltrato e formalmente riuscito perché questa legge non venga applicata nei termini proposti ma venga rivista per tornare alla proposta iniziale del consiglio federale (definita da più parti moderata).
La Dr.essa Rosselli-Dubey, specialista FAMH del centro ENDOMED (Centro di medicina della procreazione di Bellinzona) afferma: “in quanto embriologa attiva da molti anni nel campo della procreazione assistita e con un approccio non solo scientifico ma anche etico alla problematica, ritengo che i termini di legge ora approvati vadano rivisiti”.
Da esperta ci ricorda per esempio che “al momento della diagnosi preimpianto l’embrione, che ha alcuni giorni di vita, è in una fase di rapido sviluppo, e nel 30% dei casi tale sviluppo porta ad errori cromosomici in alcune linee cellulari. In parole semplici l’embrione può avere contemporaneamente cellule con un numero di cromosomi corretto e cellule con un numero di cromosomi errato. Questi embrioni sono definiti mosaici. Gli embrioni portatori di un mosaicismo possono autocorreggersi o meno nel corso del loro sviluppo intrauterino. Concretamente il 30% degli embrioni analizzati mediante la diagnosi preimpianto può evidenziare anomalie cromosomiche, proprio perché l’embrione non ha ancora raggiunto una stabilità di sviluppo. Vi è quindi il rischio di eliminare embrioni con un numero errato di cromosomi che però autocorregendosi, avrebbero portato allo sviluppo di un feto normale.”
Per approfondire leggi il dossier con la raccolta di articoli realizzato per la precedente votazione del 2015 ma tutt’ora molto utile per capire la vera posta in gioco.