Voteremo il prossimo 5 giugno, anche su un tema di natura medica (la nuova legge sulla procreazione con assistenza medica). Ma proprio i dati di fatto medico-scientifici, a mio parere, sono stati esposti al pubblico in modo molto parziale. Vediamo tre esempi.
La DPI ci viene proposta come se si trattasse di una qualunque altra tecnica di laboratorio, già ben sperimentata e quindi utilizzabile normalmente nella routine. In realtà è una tecnica da considerare ancora sperimentale. Dopo i primi esperimenti del 1990, ci sono voluti oltre 20 anni per accorgersi che il prelievo di cellule dall’embrione di 2-3 giorni di vita era “dannoso”. Non solo molti embrioni arrestano il loro sviluppo dopo il prelievo; quelli sopravissuti che vengono trasferiti in utero danno luogo a una gravidanza nel 30% dei casi (50% se non avviene nessun prelievo di cellule). Per questo di recente si è iniziato a prelevare cellule da embrioni più “maturi”, allo stadio chiamato blastocisti (circa al quinto giorno), con risultati in parte migliori. Ma in realtà non esistono ancora studi di qualità e dimensioni sufficienti per essere certi che la DPI aumenti la probabilità di condurre alla nascita di bambini sani. Soprattutto nessuno sa esattamente in quali coppie la tecnica potrebbe portare ai risultati migliori (donne in età avanzata? dopo aborti spontanei a ripetizione? fattore di sterilità maschile grave?…). Inoltre la DPI praticata al 5. giorno invece del 3. giorno paradossalmente aumenta il rischio di parto prematuro e di malformazioni congenitali nel neonato. Noi voteremo proprio sull’estensione di questo genere di screening a tutte le coppie che ricorrono alla fecondazione in vitro (circa 6’000 all’anno): mentre inizialmente l’intenzione del consiglio federale era permettere la DPI solo alle coppie portatrici di gravi malattie genetiche (alcune centinaia all’anno). Il referendum chiede di riformulare la legge secondo il più prudente approccio iniziale.
Secondo problema. Nessuno sa con certezza quale sarà lo stato di salute da adulti dei bambini nati dopo DPI. Nessuno sembra neanche interessarsene molto. Infatti dopo 25 anni di utilizzo della DPI, abbiamo solo pochi e scarni dati sulla salute dei neonati, ancora meno informazioni all’età di 2 anni, poi più niente. Eppure, dopo avere amputato il 10-15 % delle cellule da un embrione a scopo di analisi, qualunque medico e ricercatore serio qualche domanda sulle conseguenze dovrebbe porsela. Il solo fatto di portare la fecondazione fuori dal corpo materno (nella FIV) provoca nei bambini concepiti in questo modo un sacco di problemi. Rispetto alle nascite dopo concepimento naturale, le malformazioni congenite sono raddoppiate, la mortalità perinatale dei neonati e il basso peso corporeo alla nascita (anche nelle gravidanze singole) pure, nettamente aumentato anche il rischio di prematurità. Soprattutto, e di questo siamo a conoscenza solo dagli ultimi 4-5 anni, i bambini nati da FIV esaminati in età fra gli 8 e i 18 anni mostrano una maggior tendenza a sovrappeso, ipertensione arteriosa, diabete e disfunzione generale della circolazione polmonare. Quali le conseguenze sul rischio di infarto, di apoplessia (“ictus”), problemi respiratori se alla fecondazione extracorporea aggiungiamo con la DPI un trauma ben maggiore all’integrità dell’embrione?
Il terzo dato scientifico che vorrei evidenziare è ancora più sorprendente. Devo partire un po’ da distante. La sindrome di Down, meglio descritta come trisomia 21, è stata scoperta nelle sue caratteristiche cromosomali nel 1959 dal Prof. J. Lejeune. La diagnosi prenatale è possibile dagli anni ’80, grazie all’impiego dell’ecografia in ostetricia; oggi il 95-97 % dei feti con trisomia 21 alla diagnosi prenatale (amniocentesi o coriocentesi nel primo trimestre di gravidanza) vengono abortiti. Da decenni la ricerca sulle possibili terapie della trisomia 21 è stata abbandonata. Pochissime équipes lavorano per migliorare la salute di questi malati. Scarso interesse, niente prestigio, pochi fondi finanziari. Di fatto la medicina, senza mai averlo detto ufficialmente, ha deciso di non occuparsene. Lascio al lettore valutare se vi sia un legame di causa-effetto tra i due fatti (eliminazione sistematica tramite diagnosi prenatale dei bambini malati e abbandono della ricerca). Ma allora, una domanda sul futuro è necessaria. Tramite DPI si potranno selezionare e scartare gli embrioni portatori di un numero sempre maggiore di difetti genetici (è inevitabile che la lista dovrà crescere, di pari passo con le tecniche di laboratorio sempre più performanti per porre rapidamente la diagnosi sugli embrioni): i medici continueranno a fare ricerca su malattie genetiche che oggi vengono combattute con impegno e mezzi finanziari, come la mucoviscidosi, la talassemia, le miopatie?
Vi sarebbero altri argomenti scientifici per rifiutare la DPI estesa su larga scala come ci viene proposta in votazione. Tali dati, come tutte le affermazioni di questo scritto, non sono farina del mio sacco: provengono da pubblicazioni scientifiche redatte negli ultimi tre anni da specialisti-leader nel campo procreazione assistita, che iniziano a interrogarsi e mettere in guardia i colleghi. Chiunque consideri importante il principio di prudenza in medicina, dovrebbe votare contro la nuova legge sulla procreazione con assistenza medica.
Dr. med. Fabio Cattaneo