Dal Belgio è arrivata nei giorni scorsi una notizia triste, destinata a far discutere: per la prima volta è stata ufficialmente applicata la legge in vigore dal 2014 che consente l’eutanasia attiva per un minore, nel caso in questione un ragazzo di 17 anni. Belgio e Olanda sono gli unici Paesi ad aver approvato una legge simile, ma in Olanda è limitata dai 12 anni in poi. Belgio, Olanda e Lussenburgo con la Colombia sono i quattro Paesi al mondo che consentono l’eutanasia attiva. Riguardo al caso belga non vengono riportati dettagli per giusta tutela della privacy. Si sa solo che il ragazzo aveva 17 anni, che ha fatto richiesta lui stesso di eutanasia perché la malattia che lo affliggeva gli procurava sofferenze definite «fisicamente insopportabili» e che i genitori hanno dato il consenso. Il tutto è accaduto nelle Fiandre. Abbiamo raggiunto il professor André Marie Jerumanis, belga, medico e teologo, docente alla Facoltà di teologia di Lugano e membro della Commissione di Bioetica della Conferenza dei vescovi svizzeri.
Da quanto è trapelato il ragazzo soffriva di dolori fisici insopportabili. La domanda che sorge allora è questa: le cure palliative possono lenire i dolori oppure, purtroppo, ci sono ancora oggi dei casi in cui questo non accade?
Duecento pediatri su 1200 in Belgio hanno scritto una lettera di protesta, dicendo che questi casi non esistono, che le cure palliative possono sedare e accompagnare un malato, mentre un’altra parte di pediatri non si è pronunciata. Personalmente non posso pronunciarmi, dico solo che normalmente le cure palliative possono accompagnare bene una persona fino alla morte naturale. Però è vero che casi eccezionali esistono sempre.
L’eutanasia per minori è consentita in Belgio dal 2014. Questo è il primo caso fino ad oggi. Qual è la procedura richiesta dalla legge?
Le richieste di eutanasia per minori in realtà sono state diverse ma solo una – fino ad oggi- è stata accettata. La legge approvata nel 2014 per i minori pone dei vincoli molto stretti. In primo luogo è necessario che la domanda sia posta dal minore stesso, capace di discernimento. La capacità di discernimento deve essere constatata sia da uno psichiatra, sia da uno psicologo indipendenti. Occorre il consenso dei genitori e l’accordo del gruppo curante. Il minore deve soffrire fisicamente in modo insopportabile. La legge votata nel 2002 prevede per gli adulti l’eutanasia attiva applicabile anche nel caso di sofferenza psicologica insopportabile, ma questo non per i minori.
La legge del 2002 sull’eutanasia in Belgio pone vincoli stretti. Quali sono?
La domanda di sottoporsi ad eutanasia deve essere volontaria e ripetuta, non deve esserci pressione esterna, la malattia deve essere incurabile con sofferenze fisiche o psichiche costanti e insopportabili, risultanti da una situazione accidentale o patologica incurabile. È obbligatorio informare il paziente sulla possibilità delle cure palliative e anche sulle condizioni dell’eutanasia. È necessaria la consultazione di un secondo medico indipendente. Se la morte non è prevista entro l’anno, un terzo medico si deve pronunciare. Per i medici esiste la possibilità di obiezione di coscienza, in questo caso viene chiamato un altro medico. In Belgio, nel 2015, abbiamo raggiunto per la prima volta i 2000 casi, mentre nel 2002, anno di entrata in vigore della legge, i casi sono stati 50. Esistono però dei casi non dichiarati, di cui si è a conoscenza solo grazie a testimonianze di medici. Le sedazioni palliative sono 5 volte superiori.
La legge dunque chiede che non ci sia nessuna pressione esterna sul malato che fa richiesta. Come si fa ad avere un controllo efficace in tal senso?
Coloro che formulano una delle obiezioni più comuni all’eutanasia, sostengono che esistono pressioni esterne, subdole, da parte della società, delle assicurazioni, dei costi della salute. Pressioni morali, finanziarie, culturali.
Gli studi sul tema che mostrano pressioni indirette, non mancano.
E le cure palliative?
Le cure palliative sono una risposta più completa, più rispettosa di tutte le dimensioni della richiesta. Con le cure palliative si arriva ad una sedazione indolore. Si tratta di una scelta rispettosa anche degli altri, di coloro che vivono nella sofferenza e che con la legalizzazione dell’eutanasia rischiano, prima o poi, di essere considerati un peso sociale.
Dai dati, passiamo ad una riflessione sulla legalizzazione dell’eutanasia…
Intervengono certamente diversi fattori, ma non dobbiamo escludere anche il cambiamento filosofico e culturale nel considerare la vita, che è posta fuori dalle relazioni, che non è più considerata un dono. Oggi viviamo in un mondo in cui il principio di autonomia viene interpretato in modo assoluto: la mia vita mi appartiene. Non entro nello specifico caso di questo minore, dico solo che, in generale, stiamo vivendo un cambiamento culturale e sociale. Viviamo in una società determinata da un’antropologia individualista che è la causa di un’etica individualista.
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