Raffaella e Eddie sono sposati da otto anni e sono genitori di Irene. Raffaella era in attesa di una nuova vita, ma qualcosa è andato storto e una carezza accompagnerà il loro bimbo in Cielo. Raffaella racconta la sua esperienza e quel desiderio di seppellire il suo bambino di appena 13 settimane.
La verità è che a nessuno gliene frega niente, che la vita non conta, che sei un bambino solo dopo 28 settimane e prima soltanto un embrione. Quando, con il dolore nel cuore decidi di seppellire tuo figlio, ti chiedono tutti se ne sei sicura. Non sono mai stata tanto convinta, mi fa male l’anima e vorrei tanto che passasse, che ci fosse qualcosa che toglie il dolore. Dicono che il tempo sana e allora spero che passi in fretta, perché fa troppo male. Mi sento sola e confusa, mi fa male lo stomaco, mi manca il respiro, e intanto tutto va avanti come se nessuno sentisse il mio dolore. Solo Eddie è con me.
Una notte, nel dormiveglia ho avuto una strana sensazione come se qualcuno si fosse seduto sul letto, qualcuno che voleva dirmi qualcosa, ma non trovava le parole. L’indomani ho deciso di chiamare il medico, avevo dei forti dolori alla pancia e non passavano. Il giorno successivo ero nel suo studio, percepivo che qualcosa non andava. «Non c’è battito mi dispiace» mi ha detto il mio medico e per me il mondo si è fermato. Si è fermato tutto. Silenzio. Non ci credevo. Io ti volevo figlio mio. Continuavo a ripetermi, ti volevo con tutto il cuore. Sei nella mia pancia, ma io ti ho sempre portato nel cuore, non puoi volare via, non prima che ti abbia tenuto tra le braccia, non prima di averti dato un bacio, non puoi lasciarmi così amore mio. Ti ho cercato e quando ti ho trovato sei volato via, ma perché tutto questo dolore?
Sono uscita dallo studio medico con un foglio bianco, dove era trascritto: “Ricovero per aborto interno”. Il dottore ha promesso che ti farà uscire dalla mia pancia dolcemente ed io di lui mi fido, gli ho chiesto di darti una carezza e ha promesso che lo farà. Ho vissuto due giorni con te nella pancia, c’era il tuo corpicino, ma la tua anima era già in Cielo. Non ero pronta a staccarmi da te.
Alle 7.45 del 13 settembre ero in reparto. Avevo paura e mi chiedevo come sarebbe stato ricominciare senza di te. Ho pianto in silenzio. «Lo smaltisce lei il materiale? Deve firmare i fogli». Io ti chiamavo angelo dai primi di luglio, quando ho fatto il test, poi saresti stato o Sebastiano o Alessandra e invece sulla cartella c’era scritto: “Non buttare, materiale abortivo”. Alle 15.25 ero in sala operatoria e il medico mi ha chiesto se ero sicura di seppellirti. Non sono mai stata tanto sicura in vita mia. Non so quanto tempo sia passato, ma so che ha mantenuto la sua promessa, ti ha tolto dolcemente dal mio corpo ed eri tutto intero. Ogni vita è unica e insostituibile. È stato un onore averti nella mia pancia per 13 settimane e una fortuna vivere questa esperienza con Lui al mio fianco. Dio dà, Dio toglie. È misterioso il Suo volere ma tutto è fatto per amore, di questo sono certa.
Alle 16.35 del 19 settembre alla presenza della sua mamma e del suo papà, di un ministro di Dio e alcuni amici, è stato sepolto il piccolo Angelo dichiarato nato morto a sole 13 settimane.
I figli sono unici e insostituibili, forse di questo i medici e il personale infermieristico a volte non si rendono conto. Hanno fatto della morte un’abitudine. È un dono poter dire che forse qualcosa è stato diverso per noi, mi piace pensare che abbiano voluto coccolarlo un po’. Quando il medico è venuto a salutarmi prima della fine del suo turno, mi ha detto che di solito non tolgono i bambini di così poche settimane interi, ma vengono frullati. Un termine che mi ha sconvolto ma che forse per loro è normale, perché usano un macchinario simile ad un aspirapolvere.
Dio mi è stato vicino fino all’ultimo momento e mi è vicino anche ora. In quell’occasione però mi ha permesso di rimandare l’operazione nel pomeriggio. La mattina c’era un sacco di gente e caos, nel pomeriggio invece c’ero solo io e il personale è stato davvero molto gentile con me. Lo considero un dono dato dall’infinita misericordia di un Dio buono che non perde occasione per farmi sapere che mi ama, anche nel dolore.
Dovrebbero spiegare bene ad ogni madre che perde un figlio, che ha la possibilità di seppellirlo, dandogli la dignità che merita e custodendolo nell’amore fino alla fine, con la certezza che è solo un arrivederci e non un addio. Solo quando ho capito che non è sotto la terra al freddo, ma tra le braccia di Maria, il mio cuore ha smesso di soffrire.
Mi ha salutato in un sogno che Dio mi ha inviato. Ho visto il mio bambino, era felice e giocava a palla con altri bambini, erano davvero tanti, ma ognuno era felice. Grazie, mio Signore, ti ringrazio nel dolore, perché so che il Tuo amore supera tutto, anche la morte.
(Punto famiglia)