“Faccio 400 aborti l’anno, sono l’ultimo ginecologo non obiettore rimasto in tutto il Molise. Niente ferie, niente riposi, niente. Reperibilità totale. Estate e inverno. Così, ogni giorno. E ho già 65 anni. Eppure sapete qual è la mia più grande soddisfazione? Quando una donna sceglie di tenerlo il bambino. Quando lo fa nascere.

Perché questo mestiere io l’avevo scelto per far venire al mondo i figli, non per eliminarli “. Michele Mariano non è certo una persona che ha paura delle parole. E dalla sua “trincea”, il piccolo reparto d’eccellenza per l’interruzione volontaria di gravidanza dell’ospedale “Antonio Cardarelli” di Campobasso, racconta la vita agra di chi difende la legge 194.

Dottor Mariano, come mai lei è rimasto l’unico in tutto il Molise a fare aborti?
“Guardi le statistiche. Qui il 94% dei ginecologi, ma anche di anestesisti, infermieri, ostetriche è obiettore. E poi fosse solo il Molise. Ormai da me arrivano anche donne dalle regioni vicine”.

Perché questa fuga di medici?
“Sicuramente c’è chi ha degli ostacoli morali e di certo gli aborti sono la parte meno gratificante del nostro lavoro. Ma la verità, scomoda, è un’altra: chi fa aborti non fa carriera. L’ho vissuto sulla mia pelle”.

L’hanno emarginata?
“Dovevo diventare primario di Ginecologia, ma quando la precedente amministrazione ha stipulato un accordo con l’università cattolica, sono diventato scomodo “.

Però le hanno dato la responsabilità del reparto della 194.
“Certo, per fare aborti e soltanto aborti. Del resto ero l’unico non obiettore. Chiariamoci, io sono fiero della mia struttura, le pazienti qui sono trattate con ogni riguardo. Ma non ho più potuto più seguire un parto, fare un cesareo, insomma far nascere i bambini. Ed è dura”.

E allora perché lei continua?
“Perché faccio parte della generazione che ha voluto questa legge. Perché non voglio che le donne tornino all’aborto clandestino e muoiano nelle mani di chissà quali macellai. Questo non vuol dire che quando sopprimo una vita sono contento. Figuriamoci “.

Sopprimere?
“Non dobbiamo avere paura della verità. Quel feto potrebbe diventare un bambino, come negarlo? Io sono ateo, ma sono un medico e conosco la scienza. Però difendo il diritto delle donne di poter abortire e in modo sicuro”.

Però se ci ripensano…
“Per me è una festa. Io provo sempre a capire se c’è un margine per evitare l’aborto. Alcune mamme hanno dato ai loro figli il mio nome. “Dottò è vivo grazie a voi”. Campobasso è piccola, ci si incontra. Pensi che anche una coppia che aspettava un bimbo con la sindrome di down ha deciso di tenerlo”.

Lei si è ironicamente definito l’unico “killer autorizzato” della regione Molise.
“Uno scherzo, appunto, ironia amara. Anche se di certo qualcuno qui lo pensa”.

L’hanno attaccata?
“Ogni tanto trovo santini incastrati sul tergicristallo della mia auto, o foglietti di insulti. Ma il paradosso è che santini e preghiere li trovo anche nelle carte d’identità di tante donne che vengono ad abortire da me. E prima di entrare in sala operatoria si fanno il segno della croce…”.

Ipocrisia?
“Disperazione. Da me arriva ogni tipo di donna. Cosa faccio, mi volto dall’altra parte?”.

Quanto pensa di poter reggere ancora con questi ritmi?
“Reggo, reggo. Ma non è giusto. E infatti proporrò alla regione Molise di indire concorsi per non obiettori come ha fatto il Lazio “.

Lei è il medico degli aborti in una città piccola. Cosa ne pensa la sua famiglia?

“Sono circondato da tre donne meravigliose, mia moglie e le mie due figlie che condividono la mia scelta. Sono la mia riserva di felicità”.

(Repubblica.it)