Nelle teorie che riguardano la strategia aziendale alcuni temi sono stati male interpretati e lasciati ai margini, pur rappresentando modelli innovativi in grado di generare valore. La Responsabilità sociale d’impresa (RSI) è uno di questi forse perché fa pensare istintivamente ad attività legate al Terzo settore e non invece ad un modello di gestione integrata dell’impresa stessa. Quella che potremmo definire la “vera RSI”, possiede infatti una valenza strategica importante perché coincide con la capacità dell’azienda di farsi carico delle relazioni sociali che si instaurano con i collaboratori, i clienti, i fornitori, la comunità locale, l’ambiente, con l’obiettivo di ottimizzare questo equilibrio per generare efficienza alle singole parti e al sistema nel suo insieme e produrre un valore finale sostenibile.
Ne parlo con il direttore generale dell’Ospedale di Locarno, Luca Merlini, a margine dell’ultimo incontro di formazione organizzato dall’Ospedale all’interno di un percorso aperto all’intera cittadinanza. Una scelta inusuale che rientra però in un’idea d’impresa di cui vanno fieri: per un’azienda pubblica che si occupa di salute e vuole stare essa stessa “in salute”, la capacità di creare un rapporto “virtuoso” con tutti coloro che concorrono a quel risultato, siano essi medici, infermieri, pazienti o la comunica locale, diventa un punto di forza imprescindibile.
L’Ospedale di Locarno tra l’altro è considerato un’eccellenza a livello elvetico, così come evidenziato da una ricerca condotta dall’Università LIUC di Castellanza dove vengono ben sottolineate le azioni strategiche sviluppate dall’Ospedale sui portatori di interesse e i risultati raggiunti.
«Abbiamo voluto dedicare a tutta la cittadinanza – racconta Merlini – anche questo percorso dedicato ai “Vizi e alle Virtù” e la risposta è stata molto positiva. Da anni è nostra abitudine organizzare mostre, convegni, incontri di formazione che possano diventare un luogo di incontro fra chi lavora all’interno dell’Ospedale, i pazienti e la città. La sfida è interessante, fare di un luogo di cura un luogo che “si cura” e migliora grazie a una relazione proficua con le persone che “vivono” l’Ospedale come riferimento importante per la propria vita. Una collaborazione che va oltre il rapporto istituzionale e diventa occasione di scambio e arricchimento reciproco». Ma non basta. «In questi anni – prosegue Merlini – anche il personale grazie a queste attività ha compreso meglio la valenza del nostro lavoro “sociale” e questo ha
migliorato il rapporto al nostro interno e la qualità del servizio ai pazienti e alle loro famiglie. Lo testimoniano loro, ogni giorno, ma anche gli indici che misurano la qualità del servizio e la bontà della gestione operativa. Dedichiamo tanta attenzione alle persone che “vivono” l’Ospedale, siano essi colleghi o pazienti, perché ciascuno si senta parte di un progetto più grande e possa portare un suo contributo fattivo a quel progetto».
Mentre rientro mi chiedo se la parola responsabilità non stia tutta dentro le parole di Luca: “responsum-abilis”, capacità di dare risposte a chi vive accanto a noi e al contesto che ci accoglie. Così anche un’impresa può divenire “socialmente responsabile” perché in grado di generare valore per le tantissime persone che ne fanno parte grazie ad una relazione reciproca che diventa il perno di un’attività che parte da lontano per arrivare lontano.
(di Massimo Folador / Avvenire)