Il Consiglio federale accorda maggiori sostegni alle famiglie con figli disabilità. Sì all’aumento del finanziamento per le cure a domicilio. Promosso anche il ruolo delle imprese sociali.
In occasione della consueta seduta del mercoledì, il Consiglio federale ha manifestato ieri il suo sostegno alle famiglie con figli bisognosi di cure e alla promozione delle imprese sociali che integrano lavoratori diversamente abili.
Soldi per le famiglie
Il Governo condivide il parere della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSSS) secondo cui «le famiglie che si prendono cura a domicilio di figli gravemente malati o diversamente abili necessitano di un migliore sostegno». Nella maggior parte dei casi si tratta di figli che hanno diritto a un assegno per grandi invalidi dell’assicurazione invalidità (AI) di grado medio o elevato, nonché a un supplemento per cure intensive (SCI).
Il progetto di modifica della Legge federale sull’assicurazione per l’invalidità (LAI) prevede l’aumento degli importi di tale supplemento. Per contro l’esecutivo respinge l’idea di rinunciare alla sua deduzione dall’importo del contributo per l’assistenza, poiché reputa eccessivo un doppio indennizzo per le stesse prestazioni. Il Governo sottolinea infine la necessità di coordinare il progetto della CSSS con il «Piano d’azione per il sostegno e lo sgravio delle persone che assistono i propri congiunti», una serie di misure già promosse dal Consiglio federale nel 2014. Secondo le nuove disposizioni, il supplemento accordato (per un mese, in relazione al tempo di cure necessario per le prestazioni di assistenza) verrebbe così modificato: per quattro ore da 470 a 940 franchi, per sei ore da 940 a 1645 franchi, per otto ore da 1410 a 2350 franchi.
Il Consiglio federale ritiene che l’aumento delle spese non comprometterà il rimborso del debito dell’AI che, secondo le previsioni attuali, dovrebbe concludersi come previsto attorno al 2030. Sarà ora l’Assemblea federale a doversi pronunciare sul progetto.
Uno studio della SUPSI
In pari tempo, il Consiglio federale ha pubblicato ieri un rapporto sul ruolo delle imprese sociali, fondato su uno studio della SUPSI. Il rapporto sottolinea il contributo importante che le imprese sociali forniscono per la reintegrazione delle persone senza impiego, anche se «la gestione strategica e la diversificazione delle imprese sociali potrebbero essere migliorate, in modo da rispondere pienamente alle esigenze degli attori interessati».
Il termine “impresa sociale” designa vari modelli aziendali (quali fondazioni, associazioni o società anonime) il cui scopo principale consiste nell’offrire opportunità d’integrazione alle persone escluse dal mercato del lavoro. I ricercatori della scuola superiore ticinese hanno esaminato circa 300 imprese svizzere classificabili quali «imprese sociali, per un totale di circa 32mila utenti e 7700 dipendenti regolari.
Gli utenti occupati nelle imprese sociali sono in primo luogo beneficiari di rendite o provvedimenti d’integrazione dell’AI e persone che ricevono prestazioni dell’aiuto sociale o dell’assicurazione contro la disoccupazione. Le imprese sociali si finanziano mediante contributi degli enti pubblici (Confederazione, Cantoni e Comuni) e dai ricavi ottenuti sul mercato.
Dallo studio della SUPSI emerge che «il panorama delle imprese sociali svizzere è molto variato ed è il risultato di una lunga evoluzione storica».
(Luca Jegen / GdP)