L’Alvad ha raggiunto un grado d’efficienza che farebbe invidia a un privato. Stiamo parlando dell’Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio (l’ente ha come soci i Comuni locarnesi e, lo ricordiamo, opera sulla base di un mandato di prestazione siglato con il Cantone)
Dicevamo del grado di efficienza. Uno dei temi cari anche ai pazienti è quello della rotazione del personale. Tipica la frase di un utente o dei suoi famigliari: «Siamo soddisfatti del servizio, peccato che cambi spesso il personale». «Comprendiamo queste considerazioni – ammette il direttore Balestra – perché una frequentazione continua favorisce i rapporti umani. Purtroppo però non è possibile, in particolare per i pazienti acuti. Ovviamente il nostro personale non può operare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Tuttavia cercheremo di ridurre il più possibile il numero di operatrici/operatori sul singolo caso. Stiamo investendo in un nuovo programma gestionale che metterà in collegamento gli operatori sia tra loro che con la sede.
Utilizzabile su un semplice smartphone o su un tablet, consente, ad esempio, di modificare in tempo reale gli spostamenti di un’operatrice. È dotato anche di un programma di messaggistica grazie al quale il personale non è più costretto a rientrare in sede per ricevere informazioni e aggiornamenti».
Non è tutto. «Stiamo maturando l’idea – aggiunge Marina Santini – di creare per ogni caso la figura dell’infermiera di riferimento. Non significa che sarà sempre lei a seguire il caso, come abbiamo visto non è possibile, ma fungerà da punto di contatto con la famiglia».
«Un’altra novità – aggiunge il dott. Gilardi – che vogliamo introdurre è tesa a favorire il passaggio dall’ospedale al domicilio, incontrando il paziente negli ultimi giorni di degenza nel nosocomio affinché l’infermiera Alvad di riferimento, insieme ai famigliari, possa predisporre tutto il necessario per un passaggio senza shock (pensiamo ai molti anziani con problematiche psichiche; magari dimessi il venerdì, con le famiglie o i compagni/e che si ritrovano d’un tratto senza più punti di riferimento per due giorni. Non è raro che il quadro clinico torni a peggiorare e la persona venga di nuovo ospedalizzata. Un esempio di aumento dei costi della salute che si potrebbe evitare armonizzando meglio i servizi».
Il costo medio per utente resta basso nel caso dell’Alvad. «Non perché risparmiamo sulle prestazioni – puntualizza Gilardi – bensì perché ci organizziamo, proprio in ottemperanza con la legge che ha istituito gli aiuto a domicilio. In particolare valorizziamo – formandoli – i famigliari. Tutta questa progettualità (ndr. che ha spesso visto l’Alvad precursore in Ticino) ha un costo – ammette Gilardi – ma ci aiuta enormemente a risparmiare».
È un autentico boom di prestazioni assistenziali a domicilio nelle Tre Valli. Le prestazioni fornite dal personale, un centinaio di collaboratori e soprattutto collaboratrici della SACD-RTV (Servizio assistenza a domicilio della regione tre valli), supereranno quest’anno quota 60.000 ore. E nel 2017 si prevede anche di varcare la soglia delle 62.000 ore di servizi erogati, in massima parte ad anziani, per esami e cure di base che rientrano nella LAMal.
Un’escalation impressionante, considerando che nel 2011 la SACD-RTV computava 56.000 ore di assistenza a domicilio. «È un trend in crescita di domanda e offerta di prestazioni che non accennerà a diminuire nei prossimi anni – spiega il presidente, Edoardo Lomazzi -. Prima di tutto per l’aumento della popolazione anziana nel nostro Paese e anche nelle regioni periferiche. Anziani che se è pur vero che generalmente godono di buona salute, richiedono comunque assistenza e supporto a domicilio.
È indubbio, inoltre, che i nuclei familiari stiano cambiando e per i figli, che generalmente lavorano, è sempre più difficile prendersi cura dei propri genitori anziani. E per quanto riguarda le cure, l’elemento scatenante delle prestazioni che ci vengono richieste riguarda in particolare la drastica riduzione dei tempi di ospedalizzazione, pratica che porta gli utenti ad avere più necessità di un’assistenza post-degenza o postoperatoria a casa propria», spiega Lomazzi.
«Da tempo siamo confrontati con la difficoltà di reperire nuovi collaboratrici e collaboratori qualificati e idonei a prestare cure e servizi assistenziali a domicilio – precisa il presidente – nonostante svariati appelli e annunci sui giornali. Ci occupiamo anche di formazione continua nell’ambito infermieristico e sociosanitario, e abbiamo avviato una collaborazione con l’Ufficio misure attive per la riqualifica in questo settore di persone disoccupate. Inoltre, mettiamo a disposizione posti di stage e apprendistato a favore di giovani della nostra regione intenzionati ad intraprendere una formazione in ambito socio-sanitario, però continuiamo ad avere sempre necessità di nuovi collaboratori e soprattutto di collaboratrici», conclude Lomazzi.
(Giornale del Popolo)