Che fine ha fatto la proposta approvata nel 2010 dal Parlamento? Paolo Beltraminelli spiega che con la Riforma III delle imprese si intende aiutare le famiglie che mettono al mondo figli.
Eravamo nel settembre del 2010, più di sei anni or sono. In Gran Consiglio veniva votata una mozione del compianto deputato della Lega Giorgio Salvadè. Una proposta che chiedeva di dare 1.000 franchi alle famiglie che davano alla luce un neonato. Un principio (accolto per un voto dall’allora Gran Consiglio) e sul quale il Governo avrebbe dovuto elaborare un messaggio che tuttavia non ha mai visto la luce. Infatti la proposta si è arenata perché non fu trovato l’accordo tra il Cantone e il mondo economico su chi avrebbe dovuto pagare questo regalo.
Idea finita in un cassetto
Abbiamo sentito il responsabile del DSS Paolo Beltraminelli per capire le ragioni di questo stand-by e soprattutto se il Cantone intende tirar fuori dai cassetti il dossier. «È vero, della proposta non ha parlato più nessuno in questi anni perché non si è trovato un accordo su chi avrebbe dovuto pagare il regalo alle famiglie. Tuttavia, posso dire che il principio torna in auge con la Riforma III delle imprese. Mi spiego meglio. Oltre alle misure fiscali, la riforma che intende mettere in atto il Cantone contiene delle proposte che riguardano la socialità ».
20 milioni per la socialità
Infatti, durante la presentazione di fine dicembre, lo stesso responsabile del DSS aveva spiegato che a favore della politica famigliare e sociale saranno messi a disposizione circa 20 milioni (che potrebbero aumentare a 27 milioni negli anni seguenti). Un importo che verrà prelevato da un contributo supplementare (dello 0,15%) dalla massa salariale a carico dei datori di lavoro. Un contributo che sarà quindi riversato al sostegno delle famiglie.
Conciliabilità lavoro-famiglia
«Se vogliamo dare una risposta a bisogni emergenti e importanti come la conciliabilità tra lavoro e famiglia e permettere ai genitori che intendono creare una famiglia e avere un bambino, è necessario un maggiore sostegno. La nostra idea è quindi quella di sostenere le fasce basse e soprattutto il ceto medio. Arrivare perciò a dare un aiuto statale a circa il 70% della popolazione. Escludendo, quindi, chi non ha bisogno di un sostegno economico. Io sono a favore di una politica mirata e non di sussidi a innaffiatoio ».
Aiuto a chi prende congedo
«L’intenzione – ma siamo ancora a livello di principio – è quella di aiutare soprattutto chi decide di smettere, temporaneamente, di lavorare per occuparsi del figlio. Nei casi cioè in cui viene a mancare un reddito e quindi un’entrata regolare alla famiglia. Vogliamo aiutare, per esempio, chi prolunga il congedo fino a un anno». L’idea è quindi di destinare una parte dei 20 milioni (si pensa la metà) a questo scopo.
Bonus di 3-4mila franchi
Difficile quantificare oggi l’aiuto. Secondo Paolo Beltraminelli potrebbe aggirarsi sui 3-4mila franchi. «È un incentivo concreto e supplementare alle famiglie che hanno una calo delle entrate in quanto decidono di stare a casa ad accudire il figlio». «Inoltre si sta pensando di prolungare questo aiuto anche al secondo anno di vita del figlio. L’intenzione è quella di aiutare chi ricomincia a lavorare a tempo parziale. In questo modo cerchiamo di andare incontro alle richieste delle famiglie emerse dal sondaggio che avevamo fatto qualche mese or sono. Avere orari flessibili e lavorare a tempo parziale è un’esigenza che comprendo e che molte famiglie ci hanno espresso».
Alleanza con le imprese
Ma il lavoro deve essere fatto in concerto con le imprese. E il DSS sta infatti pensando anche a misure per favorire il mantenimento del posto di lavoro dopo il congedo. «Per questo credo sia necessaria un’alleanza tra cittadino-Stato e impresa. Quest’ultima deve comprendere che perdere l’investimento fatto su un lavoratore è controproducente e quindi poterlo reintegrare va a suo favore». Beltraminelli spiega che «nelle scorse settimane abbiamo già avuto dei contatti e abbiamo illustrato il principio che dovremo affinare. Ricordo alle imprese che da un lato ricevono degli sgravi fiscali, ma d’altro lato si domanda loro uno sforzo per aiutare i lavoratori e le famiglie ».
I pilastri sociali della Riforma III delle imprese, oltre alla misura per le famiglie che intendono avere un figlio sono: in primis il potenziamento delle strutture di prima infanzia (asili nido, ecc) già previsto nel Preventivo 2017. Un altro pilastro è il potenziamento del sostegno ai familiari curanti, mentre l’ultimo pilastro è il potenziamento delle possibilità di riqualifica professionale. «L’idea è quella di andare oltre i 1.000 franchi originari – un principio che mi trova anche d’accordo – per aiutare e sostenere in modo mirato il ceto basso e soprattutto quello medio. In questo modo agiamo sulla conciliabilità tra il lavoro e la famiglia. Un’esigenza sempre più sentita dalla nostra società».
Al voto in febbraio
Ricordiamo che la Riforma III delle imprese sarà messa in votazione nel mese di febbraio a livello nazionale. E se dovesse passare il Cantone preparerà un messaggio in modo da andare in Gran Consiglio in autunno. Se dovesse venire accettata la riforma dovrebbe entrare in vigore nel 2019.
(Giornale del Popolo)