“Il Bambino Gesù è un ospedale che deve avere radici profonde nello Spirito del Vangelo. Essere l’Ospedale del Papa per noi vuol dire questo: essere l’Ospedale che segue il Vangelo, seguire l’insegnamento dell’amore”. Mariella Enoc, recentemente confermata dalla Santa Sede, per i prossimi quattro anni, alla presidenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, riflette sulla vocazione e il mandato delle strutture sanitarie cattoliche.
L’Ospedale del Vangelo
“L’Ospedale che ho la responsabilità di guidare – spiega la presidente Enoc – deve interpretare al meglio questa vocazione curando i malati e rispondendo a ciò che ci chiede il Papa: l’attenzione ai poveri, a chi ha povertà di salute, quindi sia poveri che ricchi. Ma, soprattutto, siamo chiamati ad andare dove veramente c’è più abbandono”. “Noi – spiega la presidente del Bambino Gesù – stiamo seguendo anche le periferie di Roma e le assicuro che, a volte, troviamo situazioni che sono peggiori di quelle di certi Paesi africani. E un aspetto su cui stiamo dando un piccolo contributo, ma si potrebbe fare tanto, tanto di più”.
No all’omologazione
“C’è un carisma della sanità cattolica che va riscoperto”, aggiunge la Enoc. “I fondatori delle opere di misericordia per la cura degli infermi individuarono le grandi povertà. Oggi, invece, la sanità cattolica si è assestata nel fare le cose che fanno tutti. Ma questo non serve. Bisognerebbe, piuttosto, rivedere quali sono oggi le grandi o piccole povertà verso le quali bisogna andare, e ridefinire le nostre opere in base a ciò. La sostenibilità economica che va assicurata a queste opere deve dipendere dalla loro missione specifica. Non si possono omologare le strutture sanitarie pubbliche, private, no-proft o cattoliche. Anche perché i giovani che lavorano nella sanità cattolica vogliono molto spesso rispettare il carisma dei fondatori di una congregazione religiosa e non ritrovarsi a dover svolgere, senza le competenze adatte, il compito di direttori amministrativi di un grande ospedale”.
Dare le cure migliori
“Il carisma della sanità cattolica – aggiunge la Enoc – deve essere ‘dare le cure migliori’. Cottolengo diceva che i poveri sono quelli che vanno trattati meglio di tutti. I bambini di Bangui hanno diritto a essere curati come i bambini di Roma, almeno per quello che riguarda la medicina di base. E’ questo che la sanità cattolica deve riscoprire, perché, se va avanti così, non ha più senso di esistere. E allora ci si chiederà perché è necessario aiutarla a uscire dalla crisi. Dobbiamo salvare delle opere o la carità? Per me dobbiamo salvare l’opera di misericordia di curare gli infermi”.
(Radio Vaticana)