La Carta presentata ieri, 6 febbraio, da Mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, Segretario delegato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è un vademecum rivolto agli operatori che desiderano operare «in armonia con il Magistero della Chiesa”: la legalizzazione dell’eutanasia non è una vera legge civile.

Il medico non è «un mero esecutore» delle richieste di un paziente e conserva «il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discorsi dalla propria coscienza». Così, anche se l’eutanasia è richiesta «in piena coscienza» dal soggetto interessato, «nessun operatore sanitario» può farsi «tutore esecutivo di un diritto inesistente». Ed eventuali legalizzazioni dell’eutanasia «cessano di essere una vera legge civile, moralmente obbligante per la coscienza», suscitando invece «un grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante l’obiezione di coscienza».

Lo ribadisce la Nuova carta degli operatori sanitari (LEV, 150 pp.) presentato oggi in Vaticano, ricordando che «tutelare la dignità di morire» significa «rispettare il malato nella fase terminale della vita», escludendo sia di «anticipare la morte» con l’eutanasia, sia di «dilazionarla con il cosiddetto “accanimento terapeutico”». La Carta è un vademecum rivolto non solo a medici, infermieri e ausiliari, ma anche a biologi, farmacisti, amministratori, legislatori in materia sanitaria che desiderano operare «in armonia con gli insegnamenti di Cristo, e con il Magistero della Chiesa».

Il testo aggiorna la prima edizione pubblicata nel 1995 e, come il precedente, è stato curato dal pontificio Consiglio per gli operatori
sanitari che dal 1° gennaio è confluito nel nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Oggi è stata illustrata nella Sala Stampa della Santa Sede da monsignor Jean-Marie Mupendawatu, segretario delegato del Dicastero e già segretario del pontificio Consiglio, e dal professor Antonio Gioacchino Spagnolo, ordinario di Bioetica all’Università Cattolica di Roma, tra gli esperti che hanno rinnovato la Carta. Durante la presentazione è stato illustrato il programma della 25esima Giornata del malato, che si svolgerà sabato 11 febbraio a Lourdes.

Il sussidio è strutturato in tre le sezioni dedicate a “Generare”, “Vivere”, “Morire”. Diverse le novità che tengono conto della ricerca scientifica e dei progressi per salute umana, come ad esempio il congelamento del tessuto ovarico, ritenuto una «risposta eticamente sostenibile nel caso di terapie oncologiche che possono alterare la fertilità della donna». Viene poi ribadita la «gravità morale» dell’aborto e stigmatizzata la diagnosi pre-impianto, «espressione di una mentalità eugenetica» così come «le sperimentazione su minori e adulti incapaci a decidere».

Riguardo alla problematica della nutrizione e idratazione, la Carta ricorda che anche se «artificialmente somministrate» esse «vanno considerate tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio». E «la loro sospensione non giustificata può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente».

Nel corso della conferenza stampa il professor Spagnolo ha inoltre sottolineato che «l’abbassamento della vaccinazione della popolazione può portare a un grosso pericolo per quelli che non possono vaccinarsi per motivi immunitari», e quindi «ridurre al minimo la possibilità di contagio per quelli che non possono vaccinarsi, è un dovere sociale».

LA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE: TUTTI GLI INTERVENTI