La risposta alle sofferenza dei malati psichiatrici non terminali è la vicinanza e l’offerta di cure palliative non l’abbandono. È quanto scrivono i vescovi belgi che ribadiscono il fermo no della Chiesa a ogni forma di eutanasia, legale in Belgio anche per le persone affette da disturbi mentali.

La ferma presa di posizione del superiore generale dei Fratelli della Carità
I presuli intervengono così nel vivace dibattito suscitato nel Paese da un documento pubblicato di recente sul sito del ramo locale dei Fratelli della Carità, che apre per la prima volta all’iniezione letale nelle strutture sanitarie gestite dalla congregazione “solo se non c’è altra possibilità di fornire una ragionevole prospettiva di cura per il paziente”.  Una posizione dalla quale ha preso subito le distanze il superiore generale fratel René Stockman che l’ha definita “incompatibile con la visione della congregazione”, sollecitando l’intervento della Conferenza episcopale.

Essere vicini e non abbandonare i malati psichiatrici
In una nota diffusa lunedì, i vescovi belgi riaffermano il loro apprezzamento “per l’esperienza e le cure premurose delle tante persone alle quali sono affidati pazienti affetti da malattie psichiatriche gravi” e di essere “consapevoli di quanto difficile e delicato sia l’accompagnamento di persone che si trovano in situazioni difficili e disperate”. Ma come per tutti i casi di eutanasia, ribadiscono di non potere condividere che essa sia praticata su malati psichiatrici non terminali: “Sappiamo che la sofferenza psichica può essere immensa e che una persona può trovarsi in una situazione di disperazione e senza alcuna prospettiva. Ma è proprio in questa situazione – sottolinea con forza l’episcopato – che bisogna essere vicini e non abbandonarli. Questo implica la possibilità di proporre cure palliative appropriate”.

A rischio i fondamenti stessi della nostra civiltà
La nota ricorda che il tema dell’eutanasia solleva interrogativi non solo tra i cristiani, ma in tutta la società: “Si tratta di domande fondamentali come: che cosa ci rende umani? cosa rende una società umana?  Cosa è veramente il progresso? Esiste un limite e un divieto applicati dalle origini del vivere insieme degli uomini, violarli significa minare i fondamenti stessi della nostra civiltà”, ammoniscono quindi i vescovi belgi che esortano in conclusione a una “grande prudenza e a continuare il dialogo su queste delicate questioni”.

(Radio Vaticana)