«I bambini concepiti in seguito a trattamenti per la fertilità (e ovviamente i nati da fecondazione assistita, ndr) sono a maggior rischio di tumori infantili», conclusione di uno studio pubblicato nel marzo scorso dall’American Journal of Obstetric & Gynecology che ha seguito nate e nati fino al diciottesimo anno di età (su 242.187 casi osservati, l’incidenza di neoplasie è di 1,5 su mille concepiti in provetta contro 0,59 su mille in modo naturale). Molti altri studi arrivano a conclusioni analoghe.
Una ricerca pubblicata nell’ottobre 2016 da Pediatric Blood & Cancer, rivista della Siop (Società internazionale di Oncologia pediatrica), indica fra i nati da fecondazione assistita «un maggior rischio statisticamente significativo» per retinoblastoma e tumori del rene. Su Pediatrics (marzo 2016) si osservano «un aumentato rischio di leucemia» e «un elevato rischio di linfoma di Hodgkin nei concepiti con fecondazione assistita». Human Reproduction (vol.29, n.9, 2014) parla di «un maggior rischio di tumori del sistema nervoso centrale e di neoplasie epiteliali maligne». Altri studi indicano un aumentato rischio di malformazioni congenite e di nascite pre-termine. Fertility and Sterility (vol.103, n.3, marzo 2015) parla di «maggior rischio di malattie infettive (…), asma, problemi genito-urinari, epilessia o convulsioni».
Maura Massimino dirige l’Oncologia pediatrica all’Istituto dei Tumori di Milano. «Recentissimamente – dice – nel foglio di anamnesi dei pazienti abbiamo introdotto la richiesta di notizie sul concepimento, se naturale o assistito».
La sua pratica conferma quindi quanto rilevato da questi studi?
Purtroppo sì. Lo stiamo vedendo da almeno 10 anni. Si tratta di un problema crescente su cui gli studi, tutti sottoposti ad attenta peer-review(valutazione tra pari), richiamano l’attenzione. I dati sono sempre più significativi e ormai i follow-up arrivano fino ai 18 anni d’età.
Che tipi di tumori osservate?
Nella fascia 0-3 anni i più frequenti sono retinoblastoma, tumori del rene ed epatoblastoma. Ma l’aumento di rischio riguarda tutti i tipi di tumore, con particolare incidenza dei tumori del sangue.
Le risulta che i genitori fossero informati del rischio?
Mai imbattuta in una coppia consapevole. Tu dici: ah, è nato da fecondazione assistita!, e loro spalancano gli occhi. Sono più spesso i nonni, meno fiduciosi in queste tecnologie, a mettere in relazione malattia e concepimento non naturale.
Le coppie non vengono avvisate in fase di consenso informato?
Non ci è noto il contenuto dell’informazione.
L’aumento di rischio riguarda tutte le tecniche di fecondazione assistita?
Inizialmente si riteneva che la tecnica a maggior rischio fosse l’Icsi (Intracytoplasmatic Sperm Injection, microiniezione dello spermatozoo nel citoplasma ovocitario, la più utilizzata tra le tecniche di secondo livello, ndr). Sembra invece che le differenze tra tecniche non siano significative.
Come si spiega questo aumentato rischio? È per le terapie ormonali a cui viene sottoposta la madre (e/o la gestante, in caso di maternità surrogata, o la fornitrice di ovociti)? Dipende dall’età spesso avanzata dei genitori?
A mio parere – ma non sono ginecologo né genetista – i problemi potrebbero avere a che fare col fatto che con queste tecniche ci si sostituisce alla selezione naturale: non tutti gli ovociti forzati a maturare con stimolazioni ovariche sarebbero maturati naturalmente, forse perché non erano i più “adatti” alla procreazione. Anche per gli spermatozoi in laboratorio non si riproduce esattamente la selezione naturale. Si potrebbe sostenere che i gameti utilizzati nella fecondazione assistita non sono con certezza i migliori. E probabilmente in condizioni naturali non tutti gli embrioni realizzati in provetta si sarebbero sviluppati. Inoltre il microambiente in cui si verificano le prime fasi dello sviluppo embrionale è diverso dal grembo femminile, per informazioni biochimiche, assetto immunitario…
Pensando alle tecniche di diagnosi pre-impianto sugli embrioni, molti ritengono che i bambini nati da fecondazione assistita siano più sani di quelli concepiti naturalmente.
Non mi avventuro in questo territorio. Ma dai dati della letteratura scientifica sembrerebbe il contrario. Questi bambini presentano un maggior rischio sia di patologie connatali – cioè al momento della nascita – sia di malattie successive.
Esiste un piano per la prevenzione di questi rischi legati alla fecondazione assistita?
Non a mia conoscenza. Mai se n’è parlato in convegni o simposi internazionali di oncologia pediatrica.
Molte e molti giovani sembrano convinti di poter rimandare la procreazione, eventualmente congelando gli ovociti o con altre tecniche.
Il congelamento di ovociti e seme nasce in oncologia per non privare giovani sottoposti a terapie invasive della possibilità di avere figli in futuro. Ma alla luce di questi dati – i rischi per la salute di donne e bambini – credo sia molto sconsigliabile ricorrere a fecondazione assistita se non per ragioni di stretta necessità. Serve grande cautela. I bambini vanno fatti all’età giusta. Si devono ricreare le condizioni anche sociali perché questo torni a essere possibile.
(Avvenire)