Nel rapporto annuale della Commissione olandese che vigila sull’applicazione della legge sull’eutanasia +8% dei casi e accesso accordato a persone depresse o affette da malattie neurodegenerative.

Continua a crescere il numero di cittadini olandesi nel cui atto di morte alla voce sulla causa del decesso è scritto “eutanasia”. Nel suo rapporto sul 2017 la commissione che vigila sull’applicazione della legge in vigore dal 2002 parla di 6.585 casi, pari al 4,4% dei decessi in Olanda, con un aumento dell’8% rispetto al 2016. Il Comitato di sorveglianza sull’eutanasia nei Paesi Bassi segnala una conformità del 99,8% rispetto a quanto previsto dalla disciplina in vigore, ma uno sguardo più attento rivela qualche aspetto significativo e dubbio. Se infatti la legge fu introdotta per casi assai circoscritti e solo a condizione che si trattasse di malati terminali con situazioni di sofferenza intollerabile, nella relazione emerge che accanto al 90% di eutanasie per pazienti affetti da tumori, malattie cardiache o del sistema nervoso come il Parkinson, 169 decessi hanno riguardato persone con demenza più o meno avanzata (e dunque una volontà tutt’altro che certa), 83 sofferenti di gravi problemi psichiatrici e 12 casi problematici tutt’altro che chiari. Un allargamento dei parametri di accesso che suona come un monito.

(Avvenire)