L’Esecutivo ticinese non usa mezzi termini: «Non si fa abbastanza contro il tabagismo».

Alla lente cannabis, sigarette elettroniche e pubblicità dei prodotti. Non usa mezzi termini il Consiglio di Stato rigettando il secondo avamprogetto della legge federale sui prodotti del tabacco e le sigarette elettroniche. Sì, perché pur sostenendo principi generali formulati nell’articolo 1 (protezione dell’essere umano contro gli effetti nocivi dal consumo di prodotti del tabacco e sigarette elettroniche) e nell’articolo 4 (protezione dagli inganni), così come nel 20 (divieto di consegna di questi prodotti a minorenni) e 21 (utilizzo di test d’acquisto a favore della tutela giovanile), l’Esecutivo ticinese ritiene che le disposizioni previste «sono del tutto insufficienti  per consentire il raggiungimento degli obiettivi prefissati di protezione della salute pubblica e dagli inganni».

Scendendo nei dettagli, sono soprattutto quattro i punti che il Governo contesta. In primo luogo, rileva, l’autorizzazione commerciale dello Snus – un prodotto del tabacco che «crea forte dipendenza e può essere all’origine di gravi danni alla salute» -, «porterà certamente un ampliamento del mercato del tabacco in Svizzera e a un aumento di alcune patologie specifiche». A mente del Governo sarebbe poi opportuno differenziare i prodotti a base di piante da quelli contenente cannabis, seppure con un THC inferiore all’1%. «In effetti –scrive – il consumo di tali prodotti può presentare dei rischi, in particolare rispetto all’idoneità alla guida, in quanto il consumo di cannabis detto “le gale” può talvolta causare il superamento del tasso di 1,5 microgrammo di THC per litro di sangue autorizzato per la guida».

Ma non va meglio sul fronte delle sigarette elettroniche. Qui il Governo fa notare che «anche se le sigarette elettroniche vengono considerate da alcuni esperti come uno strumento potenzialmente in grado di ridurre i rischi per la salute se confrontate alle sigarette tradizionali, si ritiene necessario limitarne l’uso all’attenzione dei
consumatori regolari di prodotti del tabacco, assicurando una qualità adeguata e un’informazione corretta rispetto alla loro nocività, alla composizione dei liquidi di ricarica e alla concentrazione in nicotina ». Dunque viene fatto notare che, «contrariamente a quanto previsto, le e-sigarette senza nicotina dovrebbero essere disciplinate in toto e non solo in alcuni casi ben determinati, al fine di potere garantire un controllo univoco su
tutti questi prodotti alternativi». Infine, le limitazioni alla pubblicità, e alla sponsorizzazione sono ritenute «insufficienti e poco efficaci » per proteggere i giovani dal tabagismo.

Il Governo afferma poi di aver preso atto «con rammarico» dei dibattiti parlamentari federali sul primo disegno di legge, il cui esito è andato in direzione opposta rispetto a quanto il Ticino avrebbe voluto. Già, perché durante la fase di consultazione del primo avamprogetto il Consiglio di Stato si era espresso per una maggiore tutela della salute dei giovani e dei nonfumatori, nonché di un disciplinamento delle sigarette elettroniche senza nicotina paragonabile a quello per i prodotti del tabacco (divieto di vendita a minori, divieto di uso negli spazi pubblici chiusi). Rinunciando a misure di prevenzione «efficaci», «il Consiglio federale con questo secondo avamprogetto antepone gli interessi di tipo economico agli interessi di salute pubblica», sottolinea la risposta alla consultazione.

(GdP)