Primario di Malattie Infettive all’Ospedale Sacco di Milano, ora in pensione, Antonietta Cargnel ha operato per tutta la vita nell’ambito della ricerca scientifica, soprattutto come fondatrice e già presidente della Fondazione AIDS-Aiuto. […] Un entusiasmante percorso il suo: «Il lavoro mi è sempre piaciuto molto. È bello sentire che puoi aiutare l’altro, ridandogli la salute ma facendoti anche carico di tutto l’individuo. La malattia riguarda infatti la persona nella sua totalità e i cristiani sanno bene che il modo con cui tu incontri l’altro determina anche il modo con cui incontri il Signore».

Ma la strada della medicina richiede anche un evidente impegno etico: «Il problema non è la medicina ma l’uso che ne fanno le persone. Un grande tema è quello della morte. La cosa fondamentale è saper accompagnare il paziente facendogli vivere la sua vita con speranza fino alla fine; le cure palliative, che liberano dal dolore, dai sintomi fastidiosi, sono un aiuto molto forte. La verità è che l’uomo non desidera morire, quando un paziente te lo chiede è perché sta vivendo male la malattia; allora il compito è aiutare il paziente a vivere meglio quel tratto di strada, eliminando per quanto possibile ciò che lo rende invivibile. In questo senso, io credo che sia l’eutanasia che l’accanimento terapeutico hanno una radice comune, ovvero l’idea dell’uomo di dominare la morte, sia che si tratti di protrarla o di anticiparla. È la tentazione dell’uomo moderno che assolutizza il diritto all’autonomia».

Ed è proprio questo pensiero forte di Antonietta ad aver portato i suoi estimatori a definirla una donna dotata di una “visione laica intelligente”. Ma a chi si è ispirata nel suo cammino? Chi sono stati i suoi fari? «L’Azione Cattolica per me è stata un’esperienza interessante, perché ho potuto apprendere il valore della condivisione. Il nucleo fondamentale della mia esperienza di fede è l’aver scoperto che Dio ti vuole bene e non ti abbandona, convinzione che dà una forza incredibile. Bisogna sapere che c’è una speranza che ti sorregge sempre».

«Più concretamente – prosegue – un uomo con il quale ho avuto la fortuna di collaborare strettamente è stato il cardinal Martini. Di lui, uomo eccezionale, mi colpiva in particolare l’attenzione a quegli stessi malati di AIDS che io curavo. Quando organizzavo dei congressi sulla tematica lui veniva sempre e interveniva. Durante un giovedì santo ha persino deciso di lavare loro i piedi. Era un uomo concreto, che non amava il clamore».

E alla fine Antonietta ci rivela anche una sorpresa: in collaborazione con l’Associazione Biblica della Svizzera italiana, sta scrivendo un libro che concerne il legame tra Bibbia e Salute. In attesa di questa pubblicazione, per conoscerla meglio, è intanto disponibile nelle librerie la sua biografia: Damiana Isonni, “Una donna in prima linea contro l’AIDS. Biografia di Antonietta Cargnel” (CEA, 2018).

(GdP)