Ha preso avvio giovedì 27 settembre e si protrarrà per l’intero semestre la nuova proposta serale della Facoltà di Teologia di Lugano: un corso di formazione alla bioetica interreligiosa e interculturale, ideato dai proff. Adriano Fabris, André-Marie Jerumanis e Silvio Ferrari, al quale catt.ch ha posto alcune domande per meglio capire il valore di questa iniziativa.

Anzitutto, cosa si intende più precisamente con “bioetica”?

La bioetica è l’applicazione dell’etica alle questioni fondamentali della vita umana. E’ una scienza che si è sviluppata in tempi relativamente recenti, in connessione con i grandi sviluppi scientifici e della tecnologia. Oggi si possono fare cose che soltanto sessanta o settanta anni fa erano impossibili: tenere in vita indefinitamente una persona umana che è in stato di incoscienza, concepire un essere umano al di fuori di un rapporto sessuale e via dicendo. Ma questi progressi scientifici e tecnologici pongono la domanda se è giusto fare tutto ciò che è possibile fare. Rispondere a questa domanda è lo scopo della bioetica.

Perché proporre questa tematica al pubblico ticinese proprio ora?

La Facoltà di Teologia ha scelto di fare un investimento sul tema della dialettica tra identità e pluralità, l’identità culturale e religiosa del Canton Ticino da un lato e la pluralità delle culture e religioni delle persone che vi abitano dall’altro. Lo scorso anno ha proposto, con ottimo successo di pubblico, un corso di formazione alla diversità religiosa e culturale; quest’anno ha raddoppiato l’offerta formativa, con un corso sulla finanza islamica e quest’altro sulla bioetica interreligiosa e interculturale.  Questo corso risponde all’esigenza di conoscere le regole delle differenti comunità religiose e culturali presenti nel Cantone per potere rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze di queste comunità. Esse infatti pongono problemi che richiedono soluzioni: si pensi alle questioni della circoncisione, delle mutilazioni genitali femminili, del rifiuto di trattamenti sanitari, della richiesta di essere visitati da personale medico dello stesso sesso del paziente, delle regole che riguardano l’inumazione. Sono problemi differenti a cui vanno date risposte differenti: ma per rispondere, prima è necessario capire bene la domanda.

A chi si rivolge il corso?

Il corso si rivolge in primo luogo agli operatori sanitari, che sono i primi ad essere interpellati dalle questioni che ho ora ricordato. Poi si rivolge ad un pubblico più ampio, perché le risposte che si danno a tali questioni non sono soltanto tecniche ma anche culturali e quindi coinvolgono tutta la popolazione del Canton Ticino. Questi criteri spiegano anche la scelta dei relatori. Alcuni, tra i quali anche docenti provenienti dall’Italia, hanno il compito di dare un quadro generale del modo in cui le religioni affrontano i temi della bioetica; altri, provenienti soprattutto dal Canton Ticino, cercheranno di illustrare le risposte che qui si danno ad alcuni problemi specifici.

Cosa possono imparare l’una dall’altra le religioni sul tema della bioetica?

E’ del tutto normale che le religioni abbiano posizioni differenti sui temi bioetici. Ciascuna religione ha una propria visione della vita e del mondo e quindi affronta i temi centrali dell’esistenza umana a partire da principi diversi. Ciò non esclude la possibilità di un dialogo tra le religioni e quindi di una bioetica interreligiosa, fondata su alcuni principi generali (il rispetto della dignità della persona umana) e particolari (la tutela della salute, il rispetto dell’integrità del corpo, ecc.)  che sono comuni.

In questo quadro si inserisce anche la questione della bioetica “laica”. E’ possibile avere una concezione della vita e del mondo priva di riferimenti soprannaturali o trascendenti e quindi è possibile sviluppare risposte alle questioni bioetiche a partire da questa concezione. In alcuni casi queste risposte saranno differenti da quelle offerte dalle religioni: se io penso che l’essere umano non sia creato da Dio è probabile che dia maggiore importanza al principio di autonomia individuale nelle scelte relative alla nascita o alla morte. Ma in molti casi le risposte della bioetica “laica” e “religiosa” (se vogliamo adottare questa classificazione) sono analoghe.

Quali sono le sfide maggiori della bioetica oggi?

Le sfide a cui la bioetica deve oggi rispondere sono tante e differenti. A noi interessa affrontare quelle legate alla diversità culturale e religiosa. Personalmente credo che una società al plurale, in cui sono rappresentate differenti comunità culturali e religiose, sia più ricca di una società al singolare, caratterizzata da una sola cultura e religione. Ma questa pluralità, per funzionare bene, richiede delle regole condivise. Conoscere i principi ed i valori di queste differenti comunità è il primo passo per arrivare a queste regole condivise.

Come ricorda il prof. Ferrari, il corso, rivolto anzitutto agli operatori in campo sanitario, è però aperto a tutti gli interessati e avrà sempre luogo nell’Aula multiuso della Facoltà di Teologia di Lugano dalle 19.30 alle 21.30, con un relatore diverso per ogni serata. Qui il programma: corso-formazione-bioetica-interculturale-e-interreligiosa-sa-2018-2019

Per le iscrizioni ci si può rivolgere a antonio.angelucci@teologialugano.ch. Tel.: +41-(0)58/6664555 – Fax: +41-(0)58/6664556 – info@teologialugano.ch – www.teologialugano.ch.

(catt.ch)