In questi primi giorni dell’anno nuovo lasciano tramortiti i dati riguardanti l’aborto nel 2018. È notizia certa, infatti, che nell’anno appena concluso la pratica dell’interruzione di gravidanza sia stata la prima causa di morte al mondo. Il rapporto annuale parla di ben 41,9 milioni di bambini uccisi prima di nascere, nel grembo materno. Una cifra enorme se si pensa, per fare un paragone, che le persone morte di cancro nel 2018 sono state 8,2 milioni, ovvero un quinto del totale dei bambini abortiti nello stesso periodo.
Questi dati allarmanti vengono da Worldometers, indicato come uno dei migliori siti di riferimento gratuito dalla American Library Association (ALA), portale che mantiene anche il registro dei principali dati statistici mondiali. Per quanto riguarda gli aborti, le statistiche impiegate si basano sulle informazioni pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una delle entità che hanno militato maggiormente a favore dell’aborto nel corso della storia.
Nel 2018 è stato dunque interrotto ben il 23 per cento (poco meno di un quarto) delle gravidanze a livello globale: per ogni 33 bimbi nati vivi dieci sono stati abortititi. E il numero delle “vittime” del diritto alla libertà procreativa supera nell’anno appena concluso tutti i decessi per tumore, malattia, Hiv, fumo, alcol e incidenti stradali sommati insieme.
In una società in cui si lotta sempre più per il diritto alla genitorialità nelle sue forme più varie, superando i limiti che la natura sembrava averci impostato, l’aborto rimane una pratica ancora troppo diffusa ed abusata, capriccio di una umanità che pretende di avere il controllo anche della vita nel grembo materno.

(catt.ch)